Libro Cuore

Libro Cuore e l’ipocrisia razzista nella fiera dei buoni sentimenti italioti

di Lucia Di Mauro

Napoli 09 luglio 2016

 

 

La bambina ha scoperto che il mondo dei racconti può far felice e chiede alla maestra: “Un bel libro da

leggere. Me lo dice il titolo, signora maestra?”. E’ l’epoca in cui ci si rivolge agli insegnanti con un po’ di timore e alle maestre non si dà del tu. La docente non guarda nemmeno la marmocchietta, ma sicura si avvicina alla piccola libreria di classe e ne trae fuori un libro, piuttosto voluminoso in verità.

“Aspetta. -dice la maestra- Voglio leggere a tutti voi un racconto tratto da questo bellissimo libro, commovente sin dal titolo, si chiama Libro Cuore”.

Il racconto s’intitola Il ragazzo calabrese. La storia narra di un ragazzo calabrese che negli ultimi anni dell’800 si trasferisce a Torino (come

molti duosiciliani fecero, allora ed in seguito, grazie all’invasione savoiarda nelle nostre terre) e viene accolto in una classe elementare della città.

Insieme alla retorica del linguaggio emerge un dato: il ragazzino calabrese è “di viso molto bruno, coi capelli neri, con gli occhi grandi e neri, con le sopracciglia folte e raggiunte sulla fronte, tutto vestito di scuro, con una cintura di marocchina nero intorno alla vita”. Il tipico terrone insomma.

Finito il racconto la maestra fa notare la bontà dei ragazzi di Torino nel ricevere il coetaneo del sud, in nome di un ideale, anche se il ragazzo “era ignorante perché non conosceva l’italiano”.

Un discolo domanda:” Maestra, allora non parlava con nessuno?”

“Si, non parlava perché era un pastore ignorante e non conosceva l’italiano”

Beh, – pensò la piccola protagonista- forse conosceva la lingua delle pecore”.

Il tempo è passato e la bambina, che bambina non è più, ha imparato che il ragazzo calabrese aveva la sua lingua, il Napolitano, anche se De Amicis non ne mette traccia.

La donna di oggi si chiede anche se, tra quei veneti emigrati nel Regno duosiciliano, subito dopo l’unità, ci sia stato qualcuno chiamato ignorante e discriminato per la sua lingua.

Piccoli episodi di vita che possono capitare ad una napoletana della mia generazione, ma che scavano nell’animo l’amore o l’odio per la propria terra, la consapevolezza di averla dovuta difendere fin da bambino o il disprezzo per appartenere a qualcosa di cui ci si vergogna.

Un plauso al coraggio e alla sapienza di chi organizza queste istruttive iniziative, ancora impopolari purtroppo, e un grazie a quelli che, impegnati nella lotta per la propria gente, ormai da tempo, hanno voluto sostenere il progetto.

Comitati delle Due Sicilie, ovviamente, non poteva mancare e sarà presente nella persona del suo tenace presidente, Fiore Marro.

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